Scappo dalla città: la vita, l’amore e le capre

Via la giacca, via la cravatta. Già si respira meglio.

La valigetta? Quella vola giù per il dirupo, assieme alle scarpe da riunione e all’agenda con gli impegni all’estero per il semestre economico asiatico. Ciao ciao organizer, benvenuto forcone da fieno. img_20180716_154340_780-012649531673666661422.jpeg

A chi non piacerebbe? L’idea di mollare tutto, abbandonando il trantran quotidiano per trasferirsi nel bel mezzo di quella cartolina che tieni lì sulla scrivania da anni, prima o poi va a stuzzicare chiunque.

Quasi tutti fanno spallucce e tornano a navigare su Facebook con il computer dell’ufficio, alcuni promettono a se stessi che un giorno lo faranno (poi non lo facciamo mai, naturalmente) e solo pochi se ne vanno davvero nella loro cartolina preferita.

Alessandro e Fabiola l’hanno fatto e ora i loro completi da lavoro e i loro organizer sono (metaforicamente parlando) volati nel bosco che declina verso le grave dei torrenti, dove i cervi si incontrano nel periodo degli amori per stabilire chi è il più forte e il più valoroso della valle.

I due lombardi, il cui accento tradisce origini forestiere in una zona nella quale i cognomi si contano sulle dita di una mano, hanno mollato tutto e se ne sono andati a Erto, nella valle del Vajont, per coronare il loro sogno. Ovvero aprire un allevamento di capre e vacche per produrre formaggi. Si sono messi a sgobbare, ormai una quindicina d’anni fa, per dare vita a quel progetto. Mungi, fa il formaggio, dai da mangiare alle capre, dormi, mungi, fa il formaggio, dai da mangiare alle capre. Testa bassa e tanto amore per quel che stavano facendo.

E ce l’hanno fatta. 

 

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L’ora della pappa

Dopo qualche tempo trascorso ad allevare e lavorare nel centro storico di Erto hanno adocchiato infatti lo scheletro di un albergo in costruzione rimasto abbandonato dopo la tragica notte del 6 ottobre 1963 sullo sperone di San Martino, a un paio di chilometri dal paese. Ora quello scheletro non esiste più, e al suo posto c’è l’azienda agricola San Martino. Un modo bellissimo di riportare la vita dove l’avidità dell’uomo aveva distrutto ogni forma di vita. Una favola di redenzione non per i protagonisti, ma per una valle che ha visto l’Apocalisse in una notte di 55 anni fa. Non un lieto fine canonico, ma un nuovo inizio esattamente là dove tutto si era interrotto: nel lavoro dell’uomo, nella fatica e nella tradizione.

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Che hai da guardare? Mai vista una capra?
Vedere per credere

Nella stalla vivono una sessantina di capre camosciate e 6 vacche da latte, assieme al fedele cane border collie Gino. Il latte viene immediatamente lavorato e trasformato in formaggi tanto semplici quanto straordinari. Il formaggio di capra in particolare è favoloso: niente di complicato, stiamo parlando di caciotte fatte a regola d’arte. Ma i gusti sono una spanna sopra alla media dei prodotti caprini. Si sente tutta la montagna friulana fin dal primo assaggio, e l’inconfondibile sapore del formaggio di capra fa innamorare anche gli scettici più incalliti. Sarà l’ambiente, sarà la fatica, sarà che sono bravissimi e hanno una passione infinita, ma alla fine quel che esce dalla stalla e dalla latteria di Alessandro e Fabiola è un dono agli amanti dell’arte casearia.

Nello spaccio trovano posto anche le toselle di vacca, da consumare subito o da saltare in padella. Assieme a uno splamabile di capra che è una delle meraviglie del creato. Imperdibile la ricotta – capra o vacca, entrambe da 10 e lode – e imperdibili pure i formaggi stagionati. Chiedete ad Alessandro e Fabiola cos’hanno in serbo per voi, capita spesso di trovarsi per le mani una forma di un anno che può regalare soddisfazioni immense.

 

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Alessandro, Fabiola e i loro formaggi

San Martino ha anche a disposizione alcune camere per chi vuole fermarsi a dormire o per una vacanza nella splendida valle del Vajont. Se capitate da quelle parti in questa stagione, da metà settember fino alla metà di ottobre, prendetevela comoda e rimanete a dormire nel bed & breakfast di Alessandro e Fabiola.

 

Poi, appena prima di andare a nanna, uscite nel cortile e tendete l’orecchio. Con un pizzico di fortuna sentirete il bramito dei cervi della Val Vajont, che lanciano il loro richiamo amoroso. Vi accorgerete che ogni cervo ha il suo timbro di voce e che nel Parco delle Dolomiti Friulane la natura è incontaminata.img_20180716_154338_084-013365450666505437615.jpeg

Vi svelo un segreto: dicono che mangiare un pezzo di formaggio mentre si ascolta il bramito dei cervi possa farvi capire quello che stanno dicendo fra di loro.

Non ci credete?

Provate: il gusto dei formaggi di San Martino vi farà dimenticare tutti i cervi della valle e le loro pene d’amore! Parola dell’Insaziabile.

 

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