FIORI, ERBE E NOCI: LA MAGIA DELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI

Il sole vince sull’oscurità quando giugno ha ormai superato il mezzo del cammino della sua vita, e l’anno si avvia a copiarne le gesta. È il solstizio d’estate, bellezza: un periodo in cui fin dall’antichità gli uomini fanno pace con quel che si vede di questo mondo, e anche con quel che non si vede. Da una parte c’è il periodo florido della madre terra che arriva al suo apice, con l’esplosione di fiori e frutti, messi e animali nei giorni in cui la luce dura più del buio. Gli antichi, che avevano con il mondo visibile e invisibile un rapporto molto più forte rispetto a noi, avevano capito che c’è della magia nelle cose in questo periodo e lo celebravano con riti che in alcuni casi sono giunti fino a noi. Fino a pochi anni fa in Veneto, ad esempio, si usava accendere falò, bugnei foghi nei crocevia delle campagne.

E naturalmente costumava preparare l’acqua di San Giovanni.

Che cos’è l’acqua di San Giovanni?

Nella notte che precede la festività di San Giovanni, che cade il 24 giugno, si mettono a bagno in un bacile erbe e fiori raccolti rigorosamente a piedi nudi: è importante che ci sia l’iperico – detto anche erba di San Giovanni – poi ogni regione e ogni contrada segue la fioritura del momento. Lavanda, artemisia, camomilla, papaveri, salvia, rosmarino, fiori e foglie di piante spontanee finiscono tutti assieme nell’acqua per raccogliere gli influssi magici della notte di San Giovanni. Al mattino successivo ci si bagna con quell’acqua il viso e le mani, in un rituale di rinascita e purezza che va a braccetto con il momento di massima vitalità della natura che ci circonda.

Anche la rugiada che si deposita sulle fioriture spontanee di questi giorni è portatrice di vita e fortuna, e con le medesime piante si può fare un mazzolino profumato da tenere nella tasca della giacca, che per tradizione permetterebbe ai viandanti e ai viaggiatori di ritornare a casa sani e salvi.

Chi vuole proteggere lenzuola e coperte dalle tarme e dai bai può esporle all’umidità di questa notte speciale, e chi ha intenzione invece di preparare un nocino da capogiro deve raccogliere le nose ancora verdi nelle ore di buio prima del 24 giugno.

Insomma, un battesimo di vita fatto di gocce di rugiada, fiori e piante, acqua “santificata” dalla luce delle stelle. Se vi viene in mente che san Giovanni era detto il Battista avete seguito il filo giusto.
D’altra parte fra sei mesi sarà Natale e arriverà ancora una volta fra gli uomini colui al quale lo stesso San Giovanni non era degno di legare neppure i lacci dei sandali.

E così, in un infinito gioco di rimandi fra religioni e credenze, natura e magia, mondo visibile e mondo invisibile noi torniamo a vivere l’essenza delle cose: una passeggiata nella natura, alla ricerca della fioritura più bella per ritornare bambini e antichi allo stesso tempo. Per guardare con occhi nuovi quel che siamo e quel che ci circonda, Insaziabili di sapere, gusto e magia.

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