Quando non esistevano ancora le previsioni meteo i contadini veneti dovevano arrangiarsi per prevedere il tempo, che da sempre fa la differenza tra la miseria e un’annata florida: ecco il sistema tradizionale delle calende!
Calendario alla mano, i contadini segnavano il tempo per ogni singolo giorno dal primo al 24 di gennaio. Sole e freddo, pioggia, nuvoloso, neve, caldo fuori stagione e via dicendo.
Poi i primi 12 giorni dell’anno erano associati ai mesi: il primo corrispondeva a gennaio, il due a febbraio, il tre a marzo e avanti così. I giorni dal 13 al 24 seguivano invece la corrispondenza inversa. Ovvero il 13 era associato a dicembre, il 14 a novembre e via così.
Alla fine si incrociavano i dati dei giorni corrispondenti a quel mese e si faceva una media. Il 2 e il 23 c’era il sole? Benissimo: febbraio sarebbe stato un mese di bel tempo. In caso di giornate discordanti (ad esempio il 2 con il sole e il 23 con la pioggia) il tempo di febbraio sarebbe stato variabile.
Tutto qui? Neanche per sogno: l’intera faccenda era vincolata al tempo del 25 gennaio, giorno di San Paolo. Se l’alba di quel giorno era coperta, velata, striata, piovosa o nevosa allora le previsioni delle calende erano da considerarsi attendibili. In caso di sole nisba.
Ogni zona ha la sua versione delle calende e c’è chi le faceva partire da dicembre e chi incrociava le date per la prima parte e la seconda parte del mese, ma alla fine il risultato non cambia.
Perché lo sappiamo tutti, che al tempo, ai mati e al cul no se ghe comanda!