13 dicembre: Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia. Ma anche una santa sfrattata dai treni e un corteo di bambini dagli occhi malati. Con un finale da film di Natale e un asinello infreddolito. Come sempre accade nel Veneto, millefoglie di culture e tradizioni, non si può dare un’occhiata al calendario senza dover poi diventare matti a cercare corsi e ricorsi più o meno storici. Per non parlare dei dolci della tradizione, che stavolta l’Insaziabile deve guardare con il binocolo.
Anzi, parliamone subito, così ci caviamo lo sfizio: in alcune zone del sud Italia è d’obbligo preparare oggi gli occhi di Santa Lucia, taralli dolci dedicati alla specialità taumaturgica della Santa. Mentre i Paesi nordici hanno i gatti di Santa Lucia, dolcetti con zafferano e uvetta la cui forma ricorda quella della coda di un gatto.
Ma torniamo alla protagonista della festa di oggi, che la faccenda si fa lunga. L’agiografia ufficiale ci dice che Lucia, giovanissima siracusana, fu martirizzata durante le persecuzioni di Diocleziano circa 300 anni dopo la nascita di Cristo. Il Caravaggio ne ha tirato fuori una delle sue meraviglie nel Seppellimento di Santa Lucia, che è custodito nella chiesa intitolata alla santa a Siracusa.
Anche a Venezia c’era una chiesa dedicata alla giovanissima sicula martirizzata dai romani. Ora in quel punto esatto arrivano nella città più bella del mondo migliaia di turisti e pendolari che sono costretti a mandar giù un po’ di retorica del secolo scorso prima di abbeverarsi alla grande bellezza veneziana. Eh già: per fare la stazione di Santa Lucia hanno buttato giù la chiesa di Santa Lucia, e le spoglie della poveretta sono state traslate nella vicina chiesa di San Geremia. Che farà pure rima, ma non è mica la stessa cosa.
Oggi, dicevamo, è Santa Lucia. Ed è ironico come una santa portatrice di luce debba accontentarsi del giorno dell’anno in cui la notte è più lunga e potente. Niente paura. La fiammella della sua lampada brilla vivace, a dispetto del buio e del martirio, e la santa protegge chi ha male agli occhi. Perché? Mah, vai a saperlo: secondo alcuni la notizia è legata al fatto che la giovane siracusana fu accecata durante la tortura.
Bene, su questo dettaglio cresce rigogliosa la tradizione veneta della festa di Santa Lucia. Si narra infatti che nel tredicesimo secolo i bambini di Verona siano stati colpiti da una tremenda epidemia e da una malattia che li accecava. I genitori decisero di portarli tutti in processione alla chiesa di Santa Lucia, per chiedere il miracolo. Peccato che nel tredicesimo secolo ai primi di dicembre facesse un freddo becco, mica come ai giorni nostri. E così mamme e papà dissero ai piccoli che, se fossero andati in chiesa, la Santa avrebbe portato loro dei doni. La promessa ha ingolosito gli infanti, che se ne sono andati di corsa a chiedere la grazia. L’epidemia è finita – ovviamente, sennò che Santa sarebbe – e da quella notte i bambini di molte zone del Veneto vanno a letto presto, sapendo di trovare il mattino successivo i doni di Santa Lucia. E lasciano sul camino un paio di biscotti e un po’ di fieno per l’asinello.
Vi ricorda qualcosa?